Come prima cosa “essere junghiana” fa riferimento al mio orientamento teorico che è rappresentato da Carl Gustav Jung e dalla sua Psicologia Analitica. Mi sono formata con un’analisi personale e una gruppale, entrambe junghiane, così come i miei “maestri” sono stati tutti di formazione junghiana. Quindi questo è “il linguaggio” che ho appreso.
Poi, essere junghiana significa lavorare considerando l’esistenza di un inconscio personale, che riguarda contenuti personali rimossi, e un inconscio collettivo, che si riferisce a modelli di comportamento ancestrali, trasmessi a livello transgenerazionale. Sia l’inconscio personale che l’inconscio collettivo si esprimono attraverso i sogni e le produzioni artistiche e culturali e costituiscono fonti preziose di conoscenza di sé; diventano quindi oggetto di ricerca e di scoperta, affinché si possa essere piu consapevoli di ciò che siamo, di ciò che si muove dentro di noi, di ciò che vogliamo e anche di ciò che non vogliamo!
“La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all’esterno, sogna. Chi guarda all’interno, apre gli occhi”. C. G. Jung
E ancora: “Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio”. C. G. Jung
Allora avvicinarsi al disagio psichico e ai sintomi significa anche cercare di comprendere cosa l'inconscio ci sta comunicando, quali elementi sta ponendo alla nostra attenzione affinchè si possano comprendere e dirimere i conflitti interni o interpersonali.
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. C. G. Jung
In questo senso il percorso analitico diventa l’opportunità di esplorare le ragioni “dell’anima” - in senso junghiano, come l’insieme dei sentimenti, delle emozioni, delle sensazioni che l’uomo possiede e percepisce - sia coscienti che inconsce, affinché le varie parti di sé, anche quando in conflitto o contrastanti, si integrino e ci si possa sentire più sereni, più coerenti con sé stessi, più realizzati.
Strumenti di lavoro saranno, allora, oltre alle associazioni libere e alla relazione paziente – terapeuta (sia nella dimensione transferale che controtransferale), anche l’analisi dei sogni, l’immaginazione attiva e l’utilizzo dei simboli, attraverso i quali le nostre parti profonde si esprimono.
Altro aspetto caratterizzante la psicologia junghiana è l’interesse per i fatti reali di vita di una persona, presenti e passati, ma anche per il suo futuro, inteso come intenzioni, tensioni verso il proprio progetto di vita. E saranno sempre i sogni o l’immaginazione attiva che permetteranno di esplorare ciò a cui profondamente l’individuo tende, aspira… C’è una energia psichica nell’uomo che si esprime attraverso tendenze e desideri, uno slancio vitale che lo muove verso il suo sviluppo più personale o, come dice Jung, “verso la sua individuazione”. L’individuazione è un percorso di scoperta e di realizzazione di sé e dei propri bisogni, che si può apprendere in psicoterapia – ma anche in altri ambiti più spirituali o meditativi - e che può continuare nell’arco di tutta una vita.
E questo, a me, permette di tirare un immenso sospiro di sollievo e di sentire che la vita è ricca, che ci può offrire parecchie opportunità di cambiamento, se vogliamo coglierle, e che le persone che incontro in terapia cresceranno anche indipendentemente da me, grazie alle loro risorse interne alla cui presenza credo ciecamente.